La pandemia di coronavirus in corso influenzerà profondamente, e per diverso tempo – forse per sempre – il nostro modo di vivere e, naturalmente, il calcio non sarà esente: proviamo a capire – o meglio, a immaginare – quale potrebbe essere il futuro del pallone, con un occhio di riguardo per il nostro campionato preferito.
Nella prima e nella seconda parte abbiamo affrontato la questione relativa alla riorganizzazione dei calendari calcistici del futuro prossimo, mentre in questa terza parte vediamo quali sono i danni economici che lo stop causato dalla pandemia di coronavirus arrecherà al calcio, in quale maniera i grandi club europei e la lega di MLS potrebbero affrontare la crisi economica che ne scaturirà, e, infine, quali conseguenze potrebbero esserci sul calciomercato.
Covid-19: gravi danni economici per il calcio
È risaputo che questa pandemia avrà un notevole impatto negativo sull’economia globale e, naturalmente, anche su quella calcistica.
Il prolungato periodo di inattività, farà senz’altro sì che i broadcaster non siano disposti a pagare interamente alle leghe calcistiche le cifre pattuite per i diritti televisivi delle partite che non si stanno giocando, così come molti sponsor potrebbero fare passi indietro, svincolandosi dai rapporti economici che li legano alle società, chiedendo loro sconti, o sottoscrivendo accordi molto meno remunerativi per il modo del calcio in futuro. Inoltre, probabilmente, subirà un forte rallentamento anche la vendita da parte delle squadre di calcio dei loro prodotti di merchandising, e i club, fino a quando non si tornerà a giocare a porte aperte, dovranno rinunciare a una gran parte degli introiti provenienti dai loro stadi. Non saranno, però, solo le leghe e le società a perderci: anche i salari dei calciatori dovranno necessariamente subire variazioni a ribasso. Sembra, per esempio, che i giocatori di Barcellona abbiano aperto a un taglio drastico dei rispettivi stipendi, mentre in Italia resta ancora da capire quale accordo potranno raggiungere l’Assocalciatori e le società italiane.
In ogni caso, una riduzione degli ingaggi non sarà di certo un problema per i ricchissimi atleti dei principali campionati, mentre potrebbe essere un problema per quelli delle categorie inferiori, i cui contratti non sono certamente così remunerativi come quelli dei big (se è vero che i loro stipendi non sono comunque bassi, bisogna sempre considerare che la carriera di un calciatore dura solamente circa 15 anni). Questi campionati, infatti, non avendo l’appeal delle serie maggiori, e per la necessità – per ragioni di sicurezza – di far muovere il minor numero di persone possibile nel prossimo periodo, rimarranno fermi ben più a lungo rispetto ad esse. Inoltre, molte squadre di queste categorie non sono di certo così solide da concedere per lungo tempo i pagamenti ai propri tesserati senza che questi scendano in campo: anzi, molti piccoli club rischieranno addirittura di fallire.
L’impatto economico del coronavirus sul calcio: il caso dilettanti
Quanto detto per le categorie professionistiche inferiori vale, a maggior ragione, anche per i dilettanti, che sono poi la maggior parte dei giocatori di calcio: per loro non ci sarà senza dubbio alcuna possibilità di tornare a calcare i prati prima che l’emergenza sanitaria sia davvero finita, e, in questo caso, sono ancora di più le società a rischio fallimento.
L’impatto economico del coronavirus sul calcio: cosa ne sarà del calcio femminile?
Il discorso fatto per i calciatori dilettanti, vale purtroppo anche per le calciatrici, dilettanti anch’esse – anche se un grosso passo in avanti verso il professionismo è stato fatto. Così come le squadre meno solide potrebbero andare incontro al fallimento, anche le grandi società potrebbero smettere di investire sulle squadre femminili, privilegiando la ripresa economica del calcio maschile, anche se, naturalmente, ci auguriamo tutti il contrario: sarebbe veramente un peccato se un movimento in costante crescita come quello del calcio femminile subisse una battuta d’arresto di questa portata.
L’impatto economico del coronavirus sul calcio: il piano della FIFA e gli aiuti dal Governo
Per far fronte a questi gravi danni economici, la FIFA ha fatto sapere che farà la sua parte, mettendo a disposizione circa 2,5 miliardi di euro per permettere al sistema calcio di ripartire: uno sforzo notevole, che però non compenserebbe di certo le ingenti perdite che esso subirà a causa della pandemia. Per questo motivo, il calcio italiano chiederà allo Stato – forse approfittandosi troppo della situazione – una serie alcuni aiuti economici e una serie di permessi, che gli permettano di uscire più rapidamente dalla probabile crisi.
L’impatto economico del coronavirus sul calcio: Superlega e MLS
Superlega
L’effetto più eclatante – e inquietante – che il coronavirus potrebbe avere sul calcio è quello di tendere la mano alla creazione della Super Champions tanto vagheggiata da Andrea Agnelli, presidente della Juventus e dell’ECA.
Per far fronte ai danni economici causati da questo lungo periodo senza calcio, i maggiori club europei potrebbero voler affrontare la crisi ancora più uniti tra di loro, e non insieme ai minori club connazionali, che potrebbero rallentare la loro ripresa economica. La necessità di ridurre gli impegni dei vari club, inoltre, potrebbe essere facilmente risolta con la creazione di quest’unica competizione internazionale, che vedrebbe sfidarsi ,una ventina di compagini – si parlava di 24 – in un unico torneo – o al massimo due: campionato e coppa a eliminazione diretta -, anziché in diversi tornei nazionali e internazionali.
Si tratterebbe indubbiamente di un campionato estremamente spettacolare, con moltissimi big match e grandissimi campioni pronti a sfidarsi ogni weekend, ma avrebbe conseguenze nefaste per i campionati nazionali.
Per prima cosa, tutti i grandi campioni vorrebbero giocare questo torneo, a cui potrebbero partecipare solamente tre, massimo quattro squadre per ciascun Paese. Ciò farebbe sì che si generasse una diaspora dei migliori giocatori dai campionati locali, il cui valore diminuirebbe esponenzialmente, verso la Superlega. Le competizioni nazionali perderebbero dunque, oltre ai loro calciatori migliori, anche moltissimo seguito di pubblico. Il che, in termine di diritti TV, potrebbe tradursi in perdite quantificabili in centinaia di milioni di euro. Questo, quando si potrà tornare a vedere le partite dal vivo, potrebbe anche convincere più tifosi a recarsi allo stadio anziché guardare le partite da casa – ma potrebbe anche avere l’effetto contrario, ovvero portare i fan dei club locali a indirizzare il loro tifo verso i grandi team europei -, e i campionati nazionali potrebbero guadagnarne in equilibrio, vista la mancata partecipazione delle grandi squadre che tiranneggiano quasi incontrastate i campionati. Questi unici due aspetti positivi, però, non sembrano pesare tanto quanto quelli negativi per le piccole realtà.
Va detto, comunque, che quella della Super Champions è soltanto una suggestione, una possibilità remota, e la sensazione, come sostiene il patron della Fiorentina Rocco Commisso, è che non si farà, almeno per diverso tempo.
MLS
La lega americana potrebbe invece subire conseguenze economiche meno gravi. Le politiche di salary cap – la maggior parte dei calciatori di MLS guadagna meno di $500000 all’anno – e di calciomercato interno basato principalmente sugli scambi, fanno sì che, di norma, le franchigie spendano meno rispetto alle proprie reali possibilità finanziarie: questo potrebbe dunque averle rese sufficientemente solide da essere in grado di affrontare la ripresa delle attività senza badare troppo a contenere le spese.
Inoltre, se in Europa dovesse per caso prendere piede la suggestione Superlega, la lega nordamericana potrebbe averne dei vantaggi. Innanzitutto, il tracollo tecnico ed economico dei vari campionati nazionali ridurrebbe – forse annullerebbe – il gap fra la Major League e questi: la MLS addirittura potrebbe superarli di gran lunga in termini di ricchezza, e giocatori di ottimo livello – ma non sufficiente bravi per giocare nella Superlega, riservata alle eccellenze – potrebbero essere attratti dai ricchi contratti degli States. In secondo luogo, diminuirebbe drasticamente l’interesse del pubblico statunitense per tutti i campionati europei, ad eccezione di quello principale, e molti americani potrebbero essere spinti a seguire il loro campionato nazionale, portando così ingenti proventi dai diritti televisivi nelle tasche dei leader della MLS.
Occorre comunque tenere in considerazione che non è assolutamente certo che i danni economici generati dallo stop prolungato peseranno meno sul campionato americano rispetto a quelli europei: è una sensazione.
Coronavirus: come potrebbe cambiare il calciomercato
La pandemia e le sue conseguenze sull’economia del calcio influenzeranno naturalmente anche il calciomercato.
Per prima cosa cambieranno le date, che saranno influenzate da come si sceglierà di concludere la stagione. Le opzioni non mancano: si potrebbe concentrare il mercato nel brevissimo periodo di sosta fra la fine della stagione 2019/2020 – se si riuscisse a riprendere entro giugno o luglio – e l’inizio di quella 2020-2021, ma il tempo – non più di tre o quattro settimane – non sembra sufficiente per imbastire trattative importanti. Un’altra opzione è quella di un’unica macro-sessione di mercato dalla fine della stagione in corso fino a gennaio 2021. Ipotesi, questa, che però creerebbe grossi grattacapi agli allenatori, che potrebbero ritrovarsi a dirigere formazioni rivoluzionate ogni settimana. L’ultima possibilità, invece, è quella di annullare la sessione estiva, e aprire il calciomercato solamente a gennaio. Quest’opzione sembra però la meno convincente, specialmente nel caso in cui si potesse tornare in campo prima del 2021: non sarebbe infatti possibile iniziare una nuova stagione senza la possibilità per i club di sostituire i giocatori in scadenza di contratto.
Cosa cambierà molto saranno i prezzi dei cartellini – oltre a quelli dei contratti dei giocatori. Per i club, infatti, dopo un lungo periodo in cui non hanno incassato le cifre a cui erano abituati, sarà impossibile spendere grandi cifre per acquistare i giocatori, il cui valori di mercato, di conseguenza, caleranno vertiginosamente: addirittura – si pensa – del 28% circa.
La disponibilità economica ridotta da parte delle squadre poi, come suggerisce Fabio Paratici, dirigente della Juventus, potrebbe modificare proprio il modo di fare mercato. Potremmo vedere più scambi di giocatori fra le squadre e meno conguagli economici: un modello che si avvicinerebbe a quello degli sport americani, e quindi anche della MLS. Anche per questa ragione la lega americana potrebbe patire meno gli effetti del coronavirus.
Come abbiamo visto, poi, il calo dei prezzi nel mondo del calcio costringerà società e calciatori a rivedere i contratti di questi ultimi. Se le parti non trovassero nuovi accordi, però, è probabile che molti giocatori possano svincolarsi, diventando veri e propri free agents, cosa che renderebbe il calciomercato in tutto il globo ancora più simile a quello degli Stati Uniti d’America.